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La Grotta del Serpente: mistero e leggenda sulle coste del Salento

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La Grotta del Serpente: mistero e leggenda sulle coste del Salento

Il Salento è ricco di luoghi ed anfratti ricchi di fascino e in grado di evocare incredibili suggestioni. Uno di questi è la Grotta del Serpente, detta anche del Tam Tam.

Il secondo appellativo ha origini abbastanza curiose, che derivano dall’avvistamento di una misteriosa figura umanoide intenta a suonare un tam-tam. Curiosi di conoscere qualche altro dettaglio relativo a questo luogo tanto bello quanto misterioso?

Il mistero della Grotta del Serpente

La Grotta di Porto Badisco è un sistema di cunicoli sotterranei esplorati per la prima volta intorno agli anni ’60. Tuttavia, la notorietà di questo luogo è aumentata a dismisura a partire dal 1975, quando lo speleologo Isidoro Mattioli sentì strani rumori provenire dalla cavità.

In una seconda esplorazione, avvenuta qualche anno dopo, lo stesso speleologo riferì di aver visto una figura dai tratti umani ma di piccole dimensioni, non superiori agli 80 centimetri di altezza. Anche in questo caso, Isidoro Mattioli riferì di un prolungato suono che sembrava emesso da uno strumento molto simile ad un tam-tam.

La Grotta del Serpente è situata a non molta distanza dallo splendido borgo di Otranto, ad una manciata di metri dalla più nota Grotta dei Cervi. In entrambe le cavità sono stati rinvenuti segni di frequentazioni antichissime, compresi alcuni pittogrammi di età preistorica.

Realtà o fantasia?

Come detto, alla spedizione del 1975 fece seguito quella del 1985, quando Mattioli decise di fare ritorno nella grotta insieme ad altri quattro colleghi. Se al breve suono cadenzato sentito dieci anni prima lo speleologo non aveva dato troppa importanza, la seconda esperienza si rivelò molto più singolare e coinvolgente.

Il gruppo, infatti, riuscì prima a distinguere la strana figura in movimento, quindi rimase sorpreso da un suono ritmico di intensità crescente, simile a quello emesso da un tam-tam, riprodotto in maniera tale da orientare il suono in numerose direzioni diverse, esattamente come sapevano fare alcune tribù primitive. L’esperienza convinse Mattioli ed il suo gruppo ad informare la stampa ed il mondo scientifico.

Il primo giornale ad offrire un resoconto dettagliato dei fatti fu la Gazzetta del Mezzogiorno. L’altro elemento che ha dell’incredibile sono le condizioni odierne della grotta, il cui ingresso è stato completamente celato da terreno di riporto, prima arato e poi seminato. Ma per quale motivo la grotta è stata resa inaccessibile? Eppure una scoperta del genere non può che giovare ai proprietari dei fondi. Un mistero che resta in attesa di risposte.