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La collina delle ninfe e dei fanciulli di Giuggianello

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La collina delle ninfe e dei fanciulli di Giuggianello

Il Salento, terra comunemente assolata ai paesaggi spettacolari e agli antichi borghi, si caratterizza anche per antiche e affascinanti leggende che ancora oggi suggestionano abitanti e visitatori. Una di queste riguarda il piccolo borgo di Giuggianello, situato a poco più di 4 km da Minervino di Lecce.

La sfida alle Ninfe

La leggenda di Giuggianello ammanta la Collina delle Ninfe e dei Fanciulli, facilmente riconoscibile dalla presenza di dolmen e menhir tanto da essere considerata la Stonehenge di Puglia. Seppur fantasioso, il racconto ci è stato tramandato dal sacerdote del tempio dedicato ad Apollo Nicandro di Colofone nella sua opera del II a.C. “La Metamorfosi”.

Si racconta che un giorno dei giovani messapi, che abitavano la località circostante, badavano al gregge di pecore in attesa di crescere e diventare forti guerrieri come i loro padri. All’improvviso, notarono tra i massi della collina delle giovani che danzavano soavemente. Ignorando che fossero le ninfe Epimelidi care a Dioniso, con la spavalderia dei giovani le sfidarono asserendo che nella danza erano più bravi di loro. Le Ninfe accettarono e trionfarono davanti ai balli rozzi dei giovani: solo allora rivelarono di essere entità fatate e che nessuno poteva trionfare su di loro. I pastorelli non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto di tutto questo che furono immediatamente tramutati in ulivi.

Coloro che tramandano questa triste leggenda affermano che sui tronchi degli alberi di quello che era il Santuario delle Ninfe si possono intravedere i volti terrorizzati dei giovani imprigionati per sempre in queste piante secolari dalle sembianze antropomorfe.

La leggenda è stata ripresa successivamente anche da Ovidio e dal poeta rinascimentale Giovanni Andrea dell’Anguillara, senza dimenticare le esplicative rappresentazioni quali quelle più famose di Johann Wihelm Baur.

Dalle ninfe alla Striàra

La Collina delle Ninfe e dei Fanciulli è definito dunque il Tempio delle Fate, con le sue rocce calcaree risalenti all’epoca micenica e che sembrano plasmate da forze sovrannaturali: questo complesso è sito nei poderi “Tenenti” e “Cisterna Longa”.

Eppure le stesse rocce sono chiamate dai locali anche I Massi della Vecchia: un’altra leggenda legata a questo suggestivo luogo, a due passi dal centro di Giuggianello, riguarda infatti una strega che vi abitava e che lanciava incantesimi verso chiunque avesse violato il luogo. Non stupisce sapere che fino a non molto tempo fa gli anziani ammonivano i giovani a tenersi lontano da quei luoghi se non volevano essere stregati dalla Striara. Osservando le pietre, si può distinguere la roccia chiamata il Letto della Vecchia sotto il quale, secondo i racconti, si troverebbe un tesoro: pulcini dorati e una chioccia, simboli di fertilità, dell’amore genitoriale e del sole visto come energia vitale per il pianeta.

Un altro masso è noto come il Fuso della Vecchia, facilmente riconoscibile per via della sua forma a fungo: storicamente, nel Paleolitico, era sacra agli sciamani perché rappresentava quel cibo da loro usato per raggiungere uno stato di catarsi che permetteva loro di entrare in contatto con gli dei. Il cappello del fungo è una roccia posta in un equilibrio tale che, un’altra leggenda, narra sia il masso scagliato da Ercole contro i giganti Leuterni in una delle sue dodici fatiche.